GIRO DELL'ADAMELLO Sei giorni su sentieri, cime e
ghiacciai Dal 18 al 23 Luglio 2010 |
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| | INFO E CONDIZIONI | | Adesioni: | Dal 2 al
29/6/2009 | Accesso auto: | Arcore-Passo del Tonale- | Mezzo trasporto: | Mezzi Propri | | | Prezzo gita: | c/o sede | Dislivello max.: | 1.400 m | Punto
ritrovo: | Posteggio bus FS | Difficoltà;: | PD | Orario partenza
A: | h 7.00 | Equipaggiamento: | da alta montagna (**) | |
- (**) Dotazione min.: ramponi, piccozza, ghette, imbracatura, casco, sacco letto,
occhiali.
- Iscrizione presso la nostra sede con versamento quota-parte come
caparra.
- Minorenni con obbligo di accompagnatore (un genitore o chi ne svolge le
veci).
- RISCHI: con l'iscrizione alla gita il partecipante dichiara
esplicitamente l'accettazione integrale e senza riserva alcuna del "REGOLAMENTO GITE.
Pertanto, con particolare riferimento ai rischi ed ai pericoli insiti nell'attività;
escursionistica in ambiente montano, egli manleva esplicitamente il C.E.A.-Sottosezione CAI di
Vimercate ed i propri organizzatori-accompagnatori da qualsiasi responsabilità; derivante da
eventuali incidenti e/o infortuni occorsigli prima, durante e dopo lo svolgimento della
gita-escursione. I coordinatori C.E.A. si riservano a proprio insindacabile parere di apportare al
programma in qualsiasi momento eventuali modifiche per motivazioni tecniche, organizzative e di
sicurezza.
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| DESCRIZIONE E
ITINERARIO | | FOTO | |
1° GIORNO
Durata percorrenza: 5 h Dislivello max.: 800m + 700m in discesa
Difficoltà;: F Dal Passo del Tonale con la funivia al Passo Paradiso
poi a piedi al Rifugio Città; di Trento al Mandron passando per il Sentiero dei Fiori
Al Passo del Tonale si prende la funivia che porta al Passo Paradiso (2573 m). Ci si alza verso
destra sopra il più alto dei Laghi del Monticello, si costeggiano a mezza costa le rocce della Punta
del Castellaccio e poi per neve o sfasciumi si sale alla larga sella del Passo del Castellacco (2963
m, 1,15 ore). Da qui inizia il "Sentiero dei Fiori" o "Sentiero degli Alpini": si tratta di un lungo
percorso che, usufruendo delle istallazioni belliche in parte riattate e di nuove sistemazioni,
attraversa la lunga galleria alla base del Gendarme di Casamadre e porta nei pressi
dell'intaglio fra Corno Settentrionale. Da qui la vetta principale si raggiunge con una scala
intagliata nella roccia. Dal Passo del Castellaccio si segue per un tratto verso Sud il dorso della
cresta, e poi si prosegue sul suo lato destro (Ovest) per cenge e tratti attrezzati, fino a
raggiungere l'imbocco della galleria di guerra lunga 67 metri che porta al Passo di Casamadre. Di
qui si continua a traversare in quota, prima sul versante occidentale del Corno di Casamadre e
poi dei Corni di Lago Scuro, su terreno franoso e a volte ghiacciato, superando vari canali alternati a
ripide rampe, per poi alzarsi e raggiungere la cresta sommitale in corrispondenza dell'intaglio dove
sbocca il Canalino del Diavolo. Si va a destra e per una scala ricavata nella roccia viva si
raggiunge in breve la vetta del Corno Centrale (3166 m, 3,30) Nei pressi della vetta si trova il
"Bivacco Amici della Montagna" una piccola costruzione realizzata con i resti delle baracche della
Grande Guerra. Ora si prende la cresta Sud Ovest che, incontrando varie opere belliche, in circa 30
minuti porta al Passo di Lago Scuro (2970 m); da qui si prende il pendio a sinistra e su morena si scende
la valletta che conduce al Lago Scuro (2668 m). Infine su sentiero si arriva al Rifugio città; di
Trento (2449 m )
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2°
GIORNO Durata percorrenza: 6.00 h Dislivello max.: 1000m Difficoltà;: PD
Dal Rifugio Città; di Trento al Rifugio Giuseppe Garibaldi al Venerocolo passando per il Monte Venerocolo 3323 m
Dal rifugio Città; di Trento si segue il comodo e ben segnato Sentiero Naturalistico Marchetti che in principio si abbassa leggermente e poi continua lungo la verde costa con numerosi saliscendi, fino a raggiungere i pittoreschi Laghi del Mandron 2403 m. Continuando a lungo in direzione Sud Ovest si sale oltre il limite della vegetazione dove campi nevosi portano all'altezza degli speroni orientali del Monte Mandrone. Si ignorano i segnali che indicano il punto dove attraversare la Vedretta del Mandrone e si continua in direzione Sud Ovest, per nevai e dossi morenici si arriva all'imbocco della Valletta. Piegando a destra, e superando il lungo vallone, si raggiunge il Passo della Valletta 3191 m (2.45 ore). Dal valico ci si abbassa leggermente sulla Vedretta di Pisgana e costeggiando i fianchi Nord del Monte Venezia, Narcanello e Venerocolo ci si dirige verso Ovest puntando al Passo di Venerocolo. Nei pressi del valico si volge a Sud e si inizia la salita lungo la cresta Nord Ovest dove si possono ancora trovare dei resti della Grande Guerra. In circa 45 minuti si arriva alla panoramica cima del Monte Venerocolo 3323 m da dove si domina sia la Vedretta del Mandron che quella di Pisgana. Si torna indietro fino al passo di Venerocolo e si svolta a sinistra per immettersi su di un nevaio situato sotto il Monte dei Frati, poi con lunghe svolte si comincia a perdere quota prima su pietraie e di seguito su balze erbose ed infine su mulattiera fino ad arrivare al rifugio Garibaldi (2550 m).
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3°
GIORNO Durata percorrenza: 6.00 h Dislivello max.: 800 m Difficoltà;: PD
Dal Rifugio Giuseppe Garibaldi al Rifugio Franco Tonolini al Baitone
Dal rifugio si attraversa lo sbarramento del Lago del Venerocolo, si lasciano a sinistra le indicazioni per il Passo Brizio, e ci si immette sull'Alta Via dell'Adamello. Seguendo la traccia sul sentiero a tratti nevoso a tratti morenico, si risale una zona di grandi massi e si raggiunge il valico della Bocchetta del Pantano (1 ora). Si scende sull'opposto versante dapprima per un canale terroso, e poi per una scarpata detritica e si raggiunge il Lago Pantano dell'Avio a 2378 metri. Attraversata tutta la diga si risale una ripida costa erbosa che porta al sovrastante pendio formato da grandi lastroni pianeggianti. Lo si risale in direzione del valico che è posto più a destra (Nord Ovest) della massima depressione di cresta. Raggiunta la base del salto roccioso posto sotto il passo, lo si supera con precauzione salendo prima per un piccolo canale e poi per ripidi ma brevi gradini, e in ultimo per una specie di diedro verso sinistra e per la successiva cengia che porta all'intaglio di cresta del Passo di Premassone a 2847 m (3.30 ore, sono presenti corde metalliche per agevolare la salita).
Sull'opposto versante si scende un pendio morenico fino al Lago Premassone a 2719 metri. Si costeggia la sponda meridionale del lago e si scende nel fondo di un vallone, se ne risale la sponda opposta per poi prendere il sentiero a mezza costa ed infine si scende su di una rampa erbosa in un avvallamento di grandi massi. Lo si attraversa e, raggiunto il Lago Rotondo (2442 m) se ne segue la sponda orientale e per sentiero ben segnato si raggiunge il rifugio Tonolini (2450 m).
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4°
GIORNO Durata percorrenza: 1.30 h + 4.00 h per la cima Dislivello max.: 200m + 1000m per la cima
Difficoltà;: EE, PD per la cima
Dal Rif. Tonolini al Rif. Gnutti con salita al Corno Baitone 3330 m
Per la cima:
Dal rifugio Tonolini si prendono le tracce di sentiero che seguono il fondo della valletta in cui scorre l'emissario del Lago Lungo e raggiunta la sponda settentrionale del lago stesso si risale una conca pietrosa e una successiva scarpata detritica che porta all'orlo del bacino del Lago Gelato superiore 2783 m. Di qui procedendo per campi nevosi si volge a sinistra e si sale dove la neve raggiunge il punto più alto sul fianco roccioso della montagna, e si continua direttamente fino a raggiungere la cresta SE. Seguendola per blocchi e rocce instabili si raggiunge in breve la vetta.
Discesa per lo stesso itinerario.
Per il Rif. Gnutti:
Dal rifugio Tonolini si scende al Lago Baitone seguendo le indicazioni dell'Alta Via dell'Adamello, si costeggia l'invaso artificiale stando sul lato orientale e, arrivati nei pressi dei fabbricati Enel, si inizia la traversata a mezza costa sulle pendici meridionali del Corno del Lago. Sempre seguendo il sentiero ben segnato si arriva ad una cengia esposta chiamata Passo del Gatto dove si incontrano delle corde fisse, superato il caratteristico passaggio, continuando in direzione SE, si arriva al pianoro dove sorge il rifugio Gnutti (2166 m).
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5°
GIORNO Durata percorrenza: 8 h Dislivello max.: 1400 m
Difficoltà;: PD
Dal Rifugio Serafino Gnutti al Rifugio Ai Caduti dell'Adamello al Passo della Lobbia Alta con salita al Monte Adamello 3539 m
Dal rifugio Gnutti si risale per comodo sentiero il fondovalle in direzione NE, si raggiunge il piccolo Laghetto del Miller a 2270 m e più in alto l'omonimo pantano. Per nevai o per dossi morenici si punta in direzione delle rocce che a sinistra fanno da sponda al vallone ghiacciato del Passo dell'Adamello e, seguendo le evidenti indicazioni si raggiunge l'attacco della Via Attrezzata Terzulli (la Via Attrezzata Terzulli non è da considerare come una via ferrata ma si tratta di un percorso alpinistico; sono presenti circa 40 chiodi speciali che consentono la progressione e l'assicurazione della cordata senza l'utilizzo di moschettoni e, al contempo, permetto un comodo ancoraggio per le corde doppie in discesa). Seguendo il percorso attrezzato si raggiunge il salto terminale dove ci sono due possibilità;: risalire direttamente un diedro oppure andare a destra e, su rocce rotte, raggiungere il pendio che porta al Passo dell'Adamello (3240 m, 4 ore)
A questo punto si mette piede sul Pian di Neve e, rimanendo a ridosso della base della Cima Ugolini (dove sorge l'omonimo bivacco) e della Cima di Laghetto, si raggiungono le rocce della cresta Sud ed in breve alla vetta più alta del gruppo (3539 m, 5 ore)
Dalla cima si scende lungo la cresta Est in direzione del Monte Falcone, ci si abbassa sul ghiacciaio e si passa ai piedi delle propaggini orientali del Corno Bianco. Si volge a destra in direzione del Vallone Ghiacciato del Passo della Lobbia Alta, si supera l'estremità; inferiore dell'ultimo sperone roccioso della Cresta Croce e si arriva al Rifugio Ai Caduti dell'Adamello (3040 m)
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6°
GIORNO Durata percorrenza: 6.30 h Dislivello max.: 800 m + 1000 in discesa
Difficoltà;: F
Dal Rif. Ai Caduti dell'Adamello salita alla Cresta della Croce 3315 m e ritorno alle macchine per il passo Maroccaro.
Dal Rifugio Ai Caduti dell'Adamello si va al Passo della Lobbia Alta, si scende leggermente verso Ovest e si attraversa in mezza costa fino ad una sella sul crestone occidentale di quota 3276 m. La si supera, si sorpassa una seconda costola oltre la quale, piegando a sinistra, si sale alla cresta sommitale a Sud del "cannone 149". Si tratta di un pezzo di artiglieria pesante trainato fin nei pressi della vetta dagli artiglieri italiani nel maggio del 1916. Continuando in cresta per circa 200 metri verso Nord, e aggirando uno spuntone su di una cengia, si raggiunge la vetta (1.30ore).
Dalle rocce della cima si scende in direzione Est contornando lo sperone orientale della vetta, si continua in leggera discesa in direzione Nord fino ad arrivare al Passo della Lobbia Alta e al rifugio.
Dal rifugio si scende di circa 200 metri e si attraversa la Vedretta del Mandron (segnali), si ripercorre il Sentiero Naturalistico Marchetti e si arriva al Rifugio Mandron. Per sentiero ben segnato ci si alza per dossi e avvallamenti erbosi fino a raggiungere la conca del Lago Scuro, si piega a destra e poi volgendo decisamente a N ci si alza per un costone, si supera una balza e, risalendo alla fine un faticoso canale su terreno instabile, si arriva al Passo del Maroccaro (2975 m)
Continuando in direzione N si scende brevemente sulla Vedretta Presena e si ritorna al Passo Paradiso.
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| FOTO DELLA GITA | | REPORT
GITA | | |
Anche questo anno è arrivato il momento di partire per il consueto trekking organizzato dal CEA; la zona scelta è quella dell'Adamello.
Molti si ricorderanno dell'Odissea-Adamello del 2005 quando per colpa del caldo, la gita organizzata dal CEA si trasformò in una prova di resistenza per tutti i 37 partecipanti che arrivarono alle macchine ormai a sera.
Ora siamo in undici a intraprendere questa nuova avventura; Clelia, Paola, Rosaria, Rossana, Adriano, Elio, Giorgio Malacrida, Giorgio Cantaluppi, Gianfranco, Massimo ed io Fabrizio.
Domenica 18/7
Domenica mattina alle sei cominciano le operazioni di imbarco sulle tre macchine e alle 9.30 siamo al Passo del Tonale col biglietto della funivia in mano, rapida salita fino al Passo Paradiso e si comincia a camminare verso il Passo del Castellaccio. Dieci minuti e Rosaria, scivolando su un sasso, cade e batte l'occhio destro! Cominciamo bene...
Nulla di grave; un po' di neve per raffreddare la contusione e si riparte. Con calma arriviamo al passo dove incontriamo le prime testimonianze della Grande Guerra che ci accompagneranno per tutto il percorso. Qui inizia il “Sentiero dei Fiori" o “Sentiero degli Alpini" che collega tutte le creste dalla Punta Castellaccio alla Punta Pisgana utilizzando sentieri, gallerie, e trincee costruiti durante la guerra ed ora risistemati per permetterne la fruizione e la conservazione a futura memoria. Ci sono vari cartelli con le spiegazioni delle fasi salienti degli eventi bellici con foto d'epoca che mettono a confronto il percorso di allora con l'odierno tracciato. Arriviamo alla Punta di Lago Scuro e ci fermiamo a riposare vicino al “Bivacco Amici della Montagna". Scendiamo al Passo di Lago Scuro e svoltiamo ad Est per raggiungere il Rifugio Mandron ma prima lasciamo piccozze, ramponi, corde e imbraghi in una trincea; tanto domani dobbiamo tornare qui ed è inutile portare pesi inutilmente …
Il rifugio è molto accogliente ed in ottima posizione con bella vista sulla Vedretta del Mandrone, ci si raduna all'esterno a godere del sole pomeridiano e a bere una birra i attesa della cena. Chiaramente prima che sia in tavola noi siamo già ai posti di combattimento per affrontare il menù del giorno: canederli in brodo e stinco avranno vita breve!
Lunedì 19/7
Il secondo giorno vede un radicale cambiamento di percorso rispetto a quanto programmato; infatti il gestore del rifugio ci aveva informato della possibilità, con tempo stabile, di percorrere tutta la cresta dal Passo di Lago Scuro fino al Passo di Pisgana e da qui arrivare al Passo del Venerocolo attraverso la Vedretta del Pisgana. Sicuramente è un tragitto più lungo e impegnativo ma ne vale la pena. Dopo la colazione ci mettiamo subito in marcia e risaliamo al Passo di Lago Scuro dove riprendiamo le nostre attrezzature e indossiamo gli imbraghi perchè tutta la cresta è attrezzata con catene nei punti più esposti.
Saliamo la Cima Payer su lunghe passerelle di legno e passiamo per evidenti resti di fortificazioni militari, scendiamo lungo la cresta Sud fino ad arrivare al Passo Payer poi rimontiamo fino alla Punta Signale e cosi via, con numerosi saliscendi, fino al Passo del Lago di Pisgana. I metri di dislivello accumulati percorrendo l'intera cresta non si riescono a contare, ma alla sera le facce stanche indicano che sono parecchi … Dal passo mettiamo piede sulla neve della Vedretta del Pisgana e, superato un primo valico sotto i Corni di Bedole, ci dirigiamo verso il Passo del Venerocolo, da qui in discesa fino al rifugio Garibaldi. Bucato, doccia e tisana in attesa della cena.
Martedì 20/7
L'itinerario di oggi segue fedelmente una tappa del “Sentiero Numero Uno" ossia l'Alta Via dell'Adamello. Partiamo alle 6 e ci portiamo alla diga del Lago del Venerocolo, l'attraversiamo e saliamo alla Bocchetta del Pantano e da qui scendiamo alla diga che forma il Lago Pantano dell'Avio. Cambio d'abito in vista della salita: maglietta pantaloncini e crema solare, infatti il sentiero fino al Passo Premassone è tutto al sole. Durante il tragitto la comitiva si sgrana ma non c'è problema perche il sentiero è tutto segnato e la tappa odierna non è lunga e si arriva al rifugio Tonolini ancora in tempo per un piatto di pasta.
Molto bella la vista dal Passo Premassone con la parete Nord-Ovest dell'Adamello in primo piano e la Cima Plem che incombe sul valico.
Al pomeriggio stiamo molto tempo al lago Rotondo che si trova a pochi metri dal rifugio; pennichella, lettura, pediluvio e anche qualche partita a carte. Peccato che il sole sia a tratti coperto dalle nuvole altrimenti anche l'abbronzatura ne avrebbe giovato … Tra l'altro le nuvole ci impediscono di vedere la nostra meta di domani: il Corno Baitone
L'unico che non si sia dedicato all'ozio e stato Giorgio Malacrida che, da esperto, ha adocchiato subito una zona ricca di minerali e passa qualche ora a “spaccare pietre". Ma non si stanca mai?!?!
Cena e summit per la tappa di domani; in cinque saliremo in cima al Baitone gli altri preferiscono ritardare la sveglia per salire solo fino ai Laghi Gelati e risparmiare le forze in vista della salita all'Adamello.
Mercoledì 21/7
Alla colazione delle 5.30 per salire al Corno Baitone ci siamo io, Clelia, Adriano, Massimo e Giorgio Malacrida. Visto che dobbiamo ripassare la rifugio mettiamo negli zaini solo l'occorrente per l'ascensione e ci incamminiamo sul sentiero numero 50. Passiamo vicino al Lago Lungo e ci alziamo con un ripido sentiero fino ad una conca dove ci sono altri due laghi dove incontriamo quattro stambecchi che si lasciano avvicinare per nulla intimoriti, anzi si mettono in posa per la foto. Sempre seguendo i segni di vernice e gli ometti di pietra,dopo una lungo traverso verso Ovest, puntiamo alla parete Sud del Baitone. Risaliamo un nevaio e attacchiamo la via di salita; incontriamo un passaggio esposto, poi un canalino dove bisogna arrampicare ed infine, sempre con attenzione risaliamo la cresta che ci conduce in vetta. Sono le 9.30 e ci sono ancora nuvole di umidità e perciò la vista non è molto limpida, cerchiamo comunque di riconoscere le cime che vediamo.
In discesa superiamo il tratto più difficile con una corda doppia e alla basa della parete decidiamo di scendere direttamente un ripido pendio che porta ad uno dei Laghi Gelati, facendoci risparmiare il traverso fatto all'andata.
Scendiamo e ci ricongiungiamo al resto del gruppo che ci ha seguito con il binocolo . Alle 12.30 siamo tutti a tavola per una bel piatto di spaghetti. Graditissimo, come la cena della sera precedente.
Dopo quattro chiacchiere col simpatico rifugista, partiamo alla volta del rifugio Gnutti passando al lago Baitone e l'omonimo rifugio.
Anche questo tratto è sull'Alta Via dell'Adamello che collega i rifugi della parte bresciana del Parco Adamello: rifugio Garibaldi, Tonolini, Gnutti, Prudenzini, Lissone, Maria e Franco e rifugio G. Rosa.
Il rifugio Serafino Gnutti si trova vicino ad uno dei numerosi bacini artificiali di queste valli e da qui possiamo già vedere il Passo Adamello dove termina la Via Terzulli, il nostro itinerario di domani. La lunghezza del percorso Rifugio Gnutti-Rifugio Lobbie preoccupa qualcuno ma le energie ce le fornisce la pantagruelica cena che ci propongono i coniugi che da trent'anni gestiscono in modo ottimale il Rifugio Serafino Gnutti: canederli al burro, uova e speck, costata, formaggi, affettati, polenta e contorno. Ad onor del vero in tutti i rifugi del trekking abbiamo mangiato bene e qualcuno al ritorno avrà il responso dalla bilancia: più quattro chili!!
Giovedì 22/7
Ore 4.30 colazione! Per una tappa di questo genere, con salita alla cima del Monte Adamello, è meglio partire appena c'è luce. Cosi dopo i dovuti ringraziamenti al gestore che ancora una volta è prodigo di consigli, iniziamo a risalire la Val Miller fino al Pantano, e poco sopra arriviamo all'attacco della Via Terzulli. Ci dividiamo nelle cordate prestabilite e iniziamo l'ascensione facendo le dovute manovre di sicurezza con la corda. La salita è completamente sgombra dalla neve è ciò facilita la progressione e aumenta la sicurezza, passaggio dopo passaggio arriviamo al valico tra la Cima Ugolini e il Corno Miller vera porta d'accesso sul Pian di Neve. Le prime due cordate, più veloci, sono già sulla cresta dell'Adamello, mentre Io, Rosaria, Gianfranco, Clelia, Rossana e Massimo, considerato il nostro distacco ed il fatto che tutti noi siamo stati sull'Adamello, decidiamo di salire il più vicino Corno Miller. Quindi sulla cima dell'Adamello arriva la cordata composta da Giorgio Malacrida - Paola - Adriano e quella di Elio e Giorgio Cantaluppi che ci teneva in modo particolare a salire in cima perchè, pur avendo la casa in Val Camonica, non era mai salito a suonare la famosa campana di vetta. Ma le nuvole ci mettono ancora lo zampino, ed è quindi meglio muoversi in direzione Lobbie per evitare problemi di orientamento sul ghiacciaio. Fortunatamente la neve è molle ma non si affonda e possiamo percorrere l'interminabile Pian di Neve senza troppa fatica; costeggiamo il Corno Bianco e ci portiamo a ridosso della Cresta Croce. A circa 3000 metri di quota iniziamo un traverso su ghiaccio vivo che ci fa risparmiare una discesa di 200 metri (e relativa risalita!!) e che ci porta quasi direttamente al rifugio ai Caduti dell'Adamello. Il rifugio è stato completamente rifatto da pochi anni ed è molto bello e funzionale; al piano terra ci sono il deposito scarponi con sistema di asciugatura, il bar e la sala pranzo ed una saletta “stube" dove dopocena ci mostrano un filmato sulla Grande Guerra in Adamello. Ai piani superiori le numerose stanze e cameroni per un totale di un centinaio di posti. C'è anche la “Stanza ove ha soggiornato Papa Giovanni Paolo II" ma in realtà, essendo stata rifatta l'intera struttura del rifugio, è una "ricostruzione" Però c'è l'inginocchiatoio!!
Cena e quattro chiacchiere vicino alla stube dove sono anche esposti oggetti di uso quotidiano durante il conflitto oltre a ordigni e munizioni.
Venerdì 23/7
Oggi è previsto un cambiamento del meteo con piogge nel pomeriggio, decido quindi di scendere direttamente verso il rifugio Mandron insieme a Rosaria mentre gli altri andranno a visitare il famoso Cannone 149 che si trova a circa 3300 metri. Infatti un accenno di peggioramento arriva subito alle 7.30, ma fortunatamente dura solo pochi minuti; il tempo di indossare giacca e copri zaino. Scendiamo facilmente sulla Vedretta del Mandrone che attraversiamo per andare congiungerci col Sentiero Naturalistico Marchetti che in breve ci conduce al Rifugio Mandron. Gli altri intanto sono arrivati sulla cresta dove si trova “L'ippopotamo" come è chiamato il cannone per via delle sue dimensioni. Ma la nebbia impedisce loro la visibilità cosi si affrettano a scendere, Adriano trova tra i sassi un grosso proiettile di circa trenta centimetri di lunghezza.
Una volta arrivati al Rifugio Mandron ci aspetta l'ultima fatica di questo trekking: la salita al Passo del Maroccaro.
In questo tratto incontriamo una comitiva di 120 alpini diretti al rifugio alle Lobbie per il consueto raduno che si svolge tutti gli anni in Adamello. Infatti il gestore del rifugio ci aveva preannunciato che la sera del venerdì aveva tutti i posti letto occupati ed anche qualche brandina supplementare. Dopo il Passo del Maroccaro ci rimane solo di scendere su quel che rimane della Vedretta del Presena ormai molto ridotta nelle dimensioni; per cercare di rallentare lo scioglimento della neve stendono sulle piste degli speciali teli.
Ma ormai il nostro giro è agli sgoccioli, anche dal celo arrivano le prime gocce, facciamo appena in tempo a prendere la cabinovia per il Passo del Tonale. Arrivati alle macchine ci cambiamo e entriamo in uno dei tanti locali per mangiare qualcosa, il tempo di ordinare wurstel e crauti ed inizia un forte temporale ( viene a mancare anche la corrente ). Tempismo perfetto!!
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