Settembre 2000
VENERDI'
6/10/2000 alle ore 21
presso L'AULA MAGNA DELLE SCUOLE MEDIE di
via Monginevro ad Arcore
ASSEMBLEA
GENERALE
ED ELEZIONE DEL
NUOVO CONSIGLIO CEA
CON TANTO DI
TOMBOLATA, DIAPOSITIVE e... RINFRESCO!
Tutte le persone che si vogliono impegnare nelle attività sono bene accette e si possono anche candidare per il consiglio C.E.A.. Si possono votare un massimo di 10 candidati e se non puoi essere presente all'assemblea puoi imbucare i tuoi voti nella cassetta postale fuori della sede.
15/10/2000 - PRANZO SOCIALE
Quest'anno il pranzo sociale si
terrà a Soave Veronese e sarà preceduto da una gradevole visita
della città di Verona, distante pochi chilometri dal ristorante.
Il viaggio è previsto in pullman, con partenza alle ore 7. Le
iscrizioni si ricevono fino al 10/10/00. Il costo del viaggio e
del pranzo è di L. 60.000.
I SOCI RACCONTANO...
NON C'E'
DUE SENZA TRE (Cronaca della settimana
di trekking 2000)
E' domenica 16 luglio
2000 ed anche quest'anno si parte per la settimana di trekking
con destinazione gruppo ORTLES-CEVEDALE. Siamo in 5 (Filippo,
Elvio, Fabrizio, Elio ed io), sono le 7,30 e con la macchina di
Elio ci dirigiamo verso Bormio, poi per il Passo dello Stelvio e
quindi a Solda (1850 m). Dopo Merate vediamo un ciclista che
assomiglia a Gianni (sempre presente al trekking ma che
quest'anno bigia) ma vista l'ora tarda ci convinciamo,
sbagliando, che non può essere lui.
Arriviamo a Solda alle 11,30 e visti 3 alpinisti rientrare
chiediamo loro se erano saliti sull'Ortles (3905 m) dato che in
settimana aveva nevicato molto. Ci spiegano che hanno tentato la
salita dal Rif. Coston (2661 m), ma arrivati a circa 3300 m
sprofondavano in un metro di neve fresca e quindi avevano
rinunciato. Noi dobbiamo salire l'Ortles dalla via normale e
confidiamo nel fatto che nel fine settimana qualcuno sia riuscito
a salire. Ci dirigiamo verso il Rif. Payer (3029 m) passando dal
rif. Tabaretta (2556 m.). Già a Solda scendeva qualche fiocco di
neve e man mano che saliamo nevica sempre più forte. Cominciamo
a trovare la neve a 2800 m e fuori dal rifugio ci sono 40 cm di
neve fresca. Chiediamo subito se qualcuno è salito in cima, ma
la risposta è negativa. Degli alpinisti sono arrivati fino al
punto critico ma le catene erano sepolte dalla neve e sopra
bisognava pistare circa 11/2 m di neve fresca. Così anche il
secondo tentativo di salire l'Ortles sfuma, ma certamente ci
riproveremo una terza volta. Restiamo al rifugio, dove
l'ospitalità è sempre ottima, e ci informiamo dal gestore del
rif. Borletti se è possibile attraversare la Vedretta bassa
dell'Ortles per arrivare al Passo dell'Ortles, scendere sulla
Vedretta dello Zebrù e raggiungere il rif. V Alpini. Ci
sconsiglia di salire per la troppa neve che copre i crepacci, per
un tratto dove scarica e se non si conosce il tracciato diventa
troppo pericoloso. Come inizio non c'è male. Decidiamo di andare
al Rif. Pizzini (2700 m) per salire il Gran Zebrù (3870 m).
Così il lunedì mattina ridiscendiamo a Solda e con grande
piacere di Elio rifacciamo in senso inverso lo Stelvio per
lasciare la macchina in Val del Forno. La giornata è bellissima
e dal Payer riusciamo finalmente a vedere la cima dell'Ortles ed
in lontananza il Cevedale. Facciamo delle foto al panorama che si
presenta in veste invernale ed è molto suggestivo.
Al rif. Pizzini arriviamo nel primo pomeriggio. Il rifugio è in
ristrutturazione ed il numero di camere a disposizione è
ridotto. Qui ci confermano che 3 o 4 persone domenica sono
riuscite a salire il Gran Zebrù. Dobbiamo tenere presente che
domenica pomeriggio è nevicato ancora e che il tempo ora sta
diventando brutto, anche se le previsioni per martedì sono
belle. Andiamo a dormire presto mentre fuori nevica ed al mattino
alle 4 troviamo 10 cm di neve fuori dal rifugio, ma il tempo è
bello. Oltre a noi 5 ci sono altri 3 di Lecco ed 1 Olandese in
solitaria. La tattica è quella di lasciare partire gli altri per
trovare già pistata la traccia. Fino a metà del Collo di
Bottiglia la tattica funziona ma poi, per sfinimento degli altri,
tocca a noi pistare. Filippo sale fino alla fine del canale con
la speranza che più in alto la neve sia più dura. Niente da
fare, si sprofonda fino alle ginocchia e di tracce precedenti
nemmeno l'ombra. Passa davanti Elio per la ripida ed esposta
parete poi tocca al "piccolo" Fabrizio che sfruttando
l'altezza ci porta, in coppia con Filippo, alla fine di questa
parete. Siamo piuttosto stanchi e ci riposiamo un poco, mangiamo
e ci godiamo lo spettacolo incredibile che si spalanca davanti a
noi. Per nostra fortuna arrivano 2 alpinisti che passano davanti,
con grande nostro sollievo, e ci ringraziano di aver pistato
così bene. Tutto procede bene su un'altra ripida parete fino al
traverso prima della cima. La traccia passa 2 m più bassa della
cresta e sotto di noi l'esposizione è alta. Mi sono affacciato
per guardare dall'altra parte della cresta e la ripidezza è da
brivido. Con molta prudenza, anche perché l'appoggio del piede
non è molto sicuro, passiamo il traverso ed arriviamo finalmente
in cima alle 9. Siamo contenti ma sappiamo che dobbiamo ripassare
dal punto critico e non siamo molto tranquilli. Sulla cima,
nonostante il sole, fa freddo, c'è un forte vento, riusciamo a
malapena a fare delle foto e a dare uno sguardo attorno
individuando le cime vicine e lontane. Aspettiamo l'arrivo delle
altre cordate per non incrociarci sul traverso e ridiscendiamo
mettendoci i ramponi per sicurezza. Passato piano il punto
pericoloso e la successiva parete, la discesa procede bene e
rientriamo al rifugio verso le 12. Poco dopo arrivano, con nostra
piacevole sorpresa, anche Elena e Cristina che si uniranno a noi.
Salutiamo i cordiali gestori del rif. Pizzini e saliamo tutti e 7
al rif. Casati (3269 m) dove arriviamo spompati a causa della via
"direttissima bergamasca" di Filippo.
Mercoledì, alle 5, alla partenza dal rif. Casati ci aspetta
un'alba meravigliosa con dei bellissimi colori caldi. Siamo
diretti al Palon de la Mare (3703 m) passando per il M. Cevedale
(3769 m.) ed il Passo Rosole (3499 m). La giornata è stupenda e
dopo nemmeno 2 ore siamo sul Cevedale. Anche qui fa freddo e
scendiamo qualche metro sotto la cima per ammirare il panorama. I
nostri occhi spaziano dall'Adamello, alla Presanella, alle
Dolomiti di Brenta, alla Marmolada, allo Sciliar, al Disgrazia,
al Bernina, al Gran Zebrù, all'Ortles. La discesa si presenta
più problematica di quanto ci aspettavamo non tanto per le
difficoltà tecniche ma per la neve molle. Dopo il Passo Rosole
dobbiamo scendere fino a 3300 m per evitare un punto pericoloso,
poi risalire al Col de la Mare in una interminabile salita,
pistando la traccia e dopo una falsa cima arriviamo al Palon de
la Mare dopo 6 ore faticose. Finalmente riusciamo a vedere quel
panorama che l'anno prima il brutto tempo ci aveva impedito di
ammirare. Dopo una meritata sosta con "abbuffata" di
quel poco di cibo che ci rimane, scendiamo per il ghiacciaio del
Palon con direzione rif. Branca (2493 m). Passiamo vicino a
grandi seracchi, parzialmente chiusi per la troppa neve (che
l'anno precedente non avevamo visto a causa delle nuvole) e con
varie soste arriviamo al Branca alle 15. Rifugio molto
accogliente, con acqua calda e dove non si raccolgono i piatti
prima del tris.
Giovedì, alle 7, partiamo per il M. Vioz (3645 m), un itinerario
facile anche se ci vogliono 4 ore per arrivare in cima. Dopo la
famosa morena, dove qualcuno si ferma per aver abbondato con i
tris, superiamo una parete con i primi tratti abbastanza esposti.
Ci leghiamo dove inizia il tratto su neve ed il Ghiacciaio dei
Forni ci regala la vista sulle sue grandi seraccate.
Contrariamente ai giorni precedenti, la neve tiene bene e si sale
guardando il panorama, facendo qualche foto e chiacchierando.
Solo verso la cima cede un poco la neve, ma ci arriviamo senza
problemi. Il Vioz è un'altra montagna che merita una visita sia
per il panorama, sia per i reperti bellici che si trovano. Il
tempo è sempre bello e ci fermiamo più di un'ora a goderci lo
spettacolo della natura. La discesa non presenta difficoltà fino
alla parete esposta dove prendiamo qualche precauzione. Dopo una
meritata rinfrescata ai piedi in un ruscello rientriamo al
rifugio dove, alla sera, oltre ai tris di piatti ci sono anche i
tris di grappe che non tutti reggono con conseguente spettacolo
per il pubblico. Il venerdì rientriamo a casa passando, sempre
con grande gioia di Elio, dal Passo Gavia perché Elena e Filippo
ci hanno invitato a pranzo nel loro paese di origine e dove si
conclude la settimana.
Nonostante la mancata salita all'Ortles e lo sconvolgimento del
programma il bilancio è più che positivo. Il tempo ci è sempre
stato favorevole ed una cosa che ho apprezzato molto in tutti i
partecipanti è stato il contemplare, il fermarsi davanti a
quelle bellezze che quest'anno la montagna ci ha riservato in
grande numero. Al prossimo anno con un'altra grande settimana.
Mario
IL RICORDO DI UN CARO AMICO (dal
presidente)
Sono alcuni giorni che cerco di scrivere, ma impellenti impegni e
soprattutto la commozione mi hanno impedito fino ad ora di
stendere un mio ricordo di Giuseppe.
La sua presenza in Cea non era di quelle vistose e
"casiniste". Era consigliere Cea da molti anni e,
nonostante i suoi problemi, era sempre presente in sede, in modo
particolare quando c'era più lavoro da sbrigare. Non rifiutava
mai quei compiti extra che gli chiedevo, ai quali noi consiglieri
eravamo un poco allergici e che lui invece svolgeva con molta
facilità e semplicità.
Frequentava la montagna essenzialmente in inverno, accompagnando
i partecipanti ai corsi di sci, per la realizzazione dei quali
era diventato fondamentale. Quante volte si fermava fino a tarda
ora per sistemare le iscrizioni, le assicurazioni ed organizzare
le domeniche. In estate non ci accompagnava nelle gite ma si
informava su come era andata e gli piaceva sentire raccontare
quelle situazioni divertenti che sempre avvengono quando si è in
compagnia.
Alcuni anni fa, dopo essere salito con il "gruppo
pensionati" su una delle montagne qui vicino, mi raccontò
con entusiasmo dei bei paesaggi che aveva visto e mi fece vedere
delle foto da lui scattate. Era un luogo conosciuto, ma da me non
molto considerato perché si è spinti a salire in posti famosi,
lontani, sempre più alti, dimenticando che anche vicino a noi la
montagna offre molto. Questo fatto mi fece pensare e da allora,
grazie a lui, ho imparato a guardare con occhi diversi sia le
montagne, sia le cose e le persone, anche se non sono molto
apprezzate dai più.
Faceva parte del Coro Cea ed aveva una bella voce, forse non
sempre intonata. Con l'aiuto di Ambrogio e di Emilio, che
sedevano vicino a lui durante le prove, era riuscito a migliorare
e continuava a coltivare la sua passione per il canto. L'ultima
cantata con il Coro l'ha fatta qualche giorno prima di lasciarci;
la volta successiva, quando ci siamo ritrovati per le prove, gli
abbiamo dedicato la canzone che a lui piaceva di più:
"Signore delle Cime".
L'ho visto poche volte arrabbiato e la causa era quasi sempre
legata a problemi con i corsi. Ho sempre cercato di evitargli le
arrabbiature sdrammatizzando e parlando personalmente con le
persone coinvolte, ma in alcuni casi era più forte di lui. Non
tollerava certi modi di fare e comportamenti di alcune persone
che non riuscivano a capire gli sforzi organizzativi o che
pretendevano la luna nel pozzo in un ambiente come la montagna
d'inverno, dove durante qualche giornata diventava proibitivo
sciare. Le sue sfuriate comunque non duravano mai a lungo.
Al Cea il buon umore non manca mai ed anche a lui piaceva ridere
ed essere allegro. Come quella volta al matrimonio di Giovanna e
Giovanni quando, incrociatolo fuori dalla chiesa, Giovanna C. lo
salutò molto naturalmente con un: "Buon dì Motta!".
Oltre a farci spanciare dalle risate, questo diventò per un po'
il saluto simpaticamente rivolto a Giuseppe.
Personalmente ero molto affezionato a lui, forse perché vedevo
in lui quella voglia di fare, quella disponibilità, quella gioia
di essere utile agli altri che mi piacerebbe avessero tutte le
persone e spero, nella mia vita, di incontrarne altre come lui.
In questi giorni mi capita spesso di pensare a Giuseppe e nella
memoria mi appare sempre con un sorriso ed è così che lo voglio
ricordare, con quel suo cordiale sorriso.
Ciao Giuseppe.
IL CORO CEA
Vieni a cantare con noi...!!! C'e' il coro CEA!
Il lunedi, in sede alle ore 21, e' sempre giornata di canti e gorgheggi con il maestro Luciano Castoldi.
Fatti coraggio e vieni anche tu!!
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A PARTIRE DAL 3/10/2000 E FINO AL
27/02/2001
MARTEDI' DALLE ORE 19,15 ALLE 20,15
GIOVEDI' DALLE ORE 19,15 ALLE 20,15
PRESSO LA PALESTRA DELLE SCUOLE ELEMENTARI DI VIA EDISON. LE
SCARPE DA USARE DURANTE LA GINNASTICA VANNO CALZATE IN PALESTRA.
N.B.: La ginnastica presciistica è vivamente consigliata come
allenamento a tutti coloro che durante la stagione invernale si
vorranno dedicare ai vari tipi di discipline sciistiche.
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ATTENZIONE!!!
In caso di necessità, il gruppo CEA è rintracciabile grazie al telefono cellulare. Ecco il numero: 0347/9471002.
INOLTRE...
NAVIGA CON IL C.E.A. SU INTERNET
al sito:
http:/space.tin.it./io/gabrioga/cea/
IN SEDE SONO DISPONIBILI LE MAGLIETTE CON IL SIMBOLO DEL C.E.A., I PILE, I PORTA SKIPASS E GLI STEMMI IN STOFFA DA APPLICARE SU MAGLIETTE, GIACCHE E ZAINI.
IL NUMERO DI TELEFONO DEL C.E.A. E' LO 039-6012956
LA SEDE E' APERTA IL MARTEDI'
ED IL VENERDI' DALLE ORE 21 ALLE ORE 22,30
ANNO 2000 - SETTEMBRE - N. 141
REDAZIONE: Ornella, Paola, Mario.