Settembre 1999

VENERDI' 8/10/99 alle ore 21

presso L'AULA MAGNA DELLE SCUOLE MEDIE di via Monginevro ad Arcore


ASSEMBLEA GENERALE
ED ELEZIONE DEL
NUOVO CONSIGLIO CEA

CON TANTO DI TOMBOLATA, DIAPOSITIVE e... RINFRESCO!

QUESTI I CANDIDATI 1999/2000:

1 - VITALI GIANPIETRO
2 - GALBIATI FLAVIO
3 - FERRARIO GIANCARLO
4 - GALLIANI VITTORIO
5 - CARZANIGA GIOVANNI
6 - PEREGO ROBERTO
7 - TERUZZI MATTEO
8 - BRAMBILLA EMILIO
9 - TERUZZI PAOLA
10 - CALLONI M.LUISA
11 - MOTTA GIUSEPPE
12 - COLOMBO DARIO
14 - COLOMBO ANGELO
15 - CEREDA ELIO
16 - PENATI GIANLUCA
17 - BERETTA MARIO
18 - PEREGO ORNELLA
19 - TERUZZI ROSARIA
20 - MALACRIDA GIORGIO
21 - .........................................

Tutte le persone che si vogliono impegnare nelle attività sono bene accette e si possono anche candidare per il consiglio C.E.A.. Si possono votare un massimo di 10 candidati e se non puoi essere presente all'assemblea puoi imbucare i tuoi voti nella cassetta postale fuori della sede.


 

GITE ESTIVE (anzi Autunnali...)

17/10/99 - MARRONATA e PRANZO SOCIALE

Come lo scorso anno si effettuerà presso l'azienda agrituristica "LA PERLA VERDE" a S.Rocco - Colico (SO).

Il viaggio è previsto in pullman con partenza alle ore 7,30.

Le iscrizioni si ricevono fino all'8/10/99 e il prezzo del viaggio e del pranzo è di Lit. 55.000.

24/10/99 - MONTE GENEROSO (1701 m)

Monte posto a cavallo tra il lago di Como e il lago di Lugano con splendido panorama su entrambi i laghi.

Dislivello di salita circa 500 metri. Tempo di percorrenza: 2 ore circa in salita e 1,30 ore circa in discesa.

Equipaggiamento: da media montagna. Difficoltà: facile.

Trasporto: gita che si effettuerà con mezzi propri.

 

RACCOMANDAZIONI:

Nel percorre i sentieri di montagna, soprattutto se esposti o impervi, occorre la massima prudenza; utilizzare sempre calzature che fascino bene il piede fin sopra le caviglie e con suola in gomma scolpita. In montagna il tempo cambia rapidamente, per cui occorre essere sempre adeguatamente attrezzati, con nello zaino capi di abbigliamento che permettano di affrontare cali repentini di temperatura o pioggia inaspettata.

 


I SOCI RACCONTANO...


26/27 GIUGNO: PALON DE LA MARE

Partiti di buon mattino (si fa per dire ...) sabato 26 giugno, siamo arrivati in alta Valfurva (gruppo Ortles-Cevedale) per questa due giorni CEA in alta quota, giusto giusto per l’ora di pranzo; dopo un frugale pasto al sacco, qualche sana marmellatina e del cioccolato, il gruppo si è incamminato verso il rifugio Branca; forse anche più vicina di quanto ci si aspettasse, la meta è stata raggiunta nel giro di un’oretta scarsa.
Il rifugio Branca, situato a m. 2493, si trova ai piedi del ghiacciaio dei Forni. Un po’ incuriositi dalle forme e dai segreti del ghiacciaio, abbiamo approfittato della grande esperienza alpinistica dei "maghi" del CEA e ci siamo avventurati in qualche prova di progressione su ghiaccio, in cordate da 3/4 persone, sfiorando anche qualche piccolo crepaccio.
La serata è trascorsa con una buona cena, la definizione degli ultimi dettagli per l’ascensione del giorno successivo e una buona dose di chiacchiere, scherzetti vari e una calda tisana.
Il Palon de la Mare, con i suoi 3703 m., è la più alta cima nel bacino dei Forni; la salita non presenta grosse difficoltà tecniche, anche se si tratta pur sempre di un itinerario alpinistico sopra i 3000 m. di tutto rispetto. La domenica mattina presto, dopo aver fatto colazione, anche se un po’ indecisi perché il tempo non prometteva certo una bella giornata, ci siamo avviati verso la "nostra" cima.
Con un avvicinamento lungo (circa 800 m. sulla dorsale della morena del ghiacciaio) e un po’ faticoso (da queste parti le tracce dei sentieri si inerpicano ripide, guadagnando in breve quota) siamo arrivati al colletto: qui finisce la morena e inizia la traccia su ghiacciaio che, con larga curva sul versante Nord del Palon de la Mare, conduce alla cresta sommitale. Il tempo continuava a non essere affatto bello e solo a tratti riuscivamo ad intravedere la sagoma della montagna nei brevi squarci tra le nuvole. Non sembrava essere tuttavia pericoloso né minacciava temporale; abbiamo pensato che, al massimo, avremmo trovato una bella nevicata in cima. E così è stato!!!! Lentamente la comitiva di cordate, ordinata e sempre in sicurezza, con valide guide in testa, avanzava sul ghiacciaio, ora piatto, ora più ripido, finché in prossimità della cresta finale ci ha accolti una nevicata di neve fitta e ghiacciata! I primi hanno raggiunto la vetta in un’atmosfera ovattata e immersi nelle nuvole (come hanno capito che quel punto era proprio la vetta? "Siamo andati oltre e la traccia anziché salire, scendeva!". Ovvio, no?). Pian piano la cima si è riempita di un folto gruppo (una trentina di persone ; tre del gentil sesso): qualcuno un po’ stanco, altri infreddoliti dal tempaccio, qualcuno occupato ad immortalare il momento con una foto, ma tutti soddisfatti e contenti.
In queste circostanze, anche se non vedi niente perché le nuvole ti avvolgono completamente e la neve ghiacciata quasi ti fa male sui pochi centimetri di pelle che lasci scoperti sul viso (tra cappuccio, occhiali e giacca a vento), sei pervaso da un’emozione forte e bellissima: a contatto con la natura, in intenso rapporto con la montagna, hai raggiunto la "tua" cima e ti godi non solo quella, ma anche ogni passo che ti ha condotto lì.
Il rientro ad Arcore, peraltro un po’ bagnato, ci ha tolto dalla magia dell’alta montagna e ha chiuso questa ennesima trasferta CEA. Nella certezza che queste emozioni rimangono per sempre e con la speranza di poterci ripetere ... arrivederci alla prossima gita CEA.

(Cristina)


18/23 luglio: SETTIMANA DI TREKKING NELL’OBERLAND BERNESE

Finalmente, anche quest’anno, è giunta l’ora della partenza per la settimana di trekking; sono le 6.00 quando ci riuniamo in Via Roma, Gianni–Chiari-Filippo-Elvio-Mario-Elio, manca purtroppo Cristina che a causa di un contrattempo di lavoro ci raggiungerà martedì allo Junfraujoch.
Partiamo in direzione della Milano Laghi verso Domodossola e attraverso il Passo del Sempione raggiungiamo la Svizzera, da qui verso il Grimselpass dove, attraverso una stretta ma panoramica strada, giungiamo dopo circa quattro ore al Bergahaus Oberaar, in prossimità della diga, dove lasciamo le auto per avviarci verso l’Oberaarjochhütte.
Il tempo è soleggiato, il panorama è bello ed attraversata la diga costeggiamo il lago sulla destra salendo poi sul ghiacciaio, non molto seraccato, dove, dopo circa 2 ore di cammino continuo, ci fermiamo per una sosta. Il tempo sta peggiorando ed affrettiamo il passo e quando manca circa ½ ora due forti tuoni fanno si che Gianni, allergico ai fulmini, faccia uno scatto alla Pantani che ci porta, dopo circa quattro ore, fin sulla sella dove, dietro lo sperone, è situato il rifugio (3256 m), piccolo, con bagni esterni, ma molto accogliente, anche merito del suo gestore (Heidi), che ci offre il tè di benvenuto.
Gianni è preso in simpatia da Heidi, persona molto simpatica e che parla bene l’italiano, ed in breve diventa il boss del rifugio. Fuori inizia a piovere ed arrivano stravolti 3 tedeschi che Heidi aiuta a sistemarsi. Uno di questi non è nemmeno in grado di togliersi l’imbrago e, dopo essere stato portato in branda, lo vedremo spesso scattare verso i bagni.
Il lunedì, con un cielo terso, dall’Oberaarjochhütte scendiamo leggermente nella conca del ghiacciaio, lasciando ad est il Finsteraarhorn, poi saliamo verso il passo del Gemschlicke, per poi ridiscenderlo attraverso un couluar di circa 50°, che in cattive condizioni d’innevamento può diventare abbastanza pericoloso a causa della forte pendenza. Siamo circondati da belle montagne e attraverso nevai raggiungiamo il Fieschergletscher dove sorge il Finsteraafhornhütten, situato appena sopra il ghiacciaio, punto di partenza per la via normale al Finsteraarhorn, con i suoi 4274 m. la cima più alta dell’Oberland Bernese.. L’idea era quella di salire al rifugio ma sembra che il tempo si stia guastando così proseguiamo per il passo Grünhornlüke, dove possiamo ammirare uno splendido panorama; qui facciamo una lunga sosta visto che il sole è ritornato e la meta sembra vicina. Riprendiamo il cammino scendendo il passo dove, a circa metà discesa sud/est, inizia la via che porta in cima al Gross Grünhorn (4044 m), mentre al suo termine si arriva a Konkordiaplatx, luogo d’incontro di 4 grandi ghiacciai che confluiscono nel Grosser Aletschgletscher, il ghiacciaio più lungo d’Europa. E’ impressionante sapere che abbiamo sotto di noi circa 900 metri di ghiaccio e si capisce guardando bene alcuni crepacci perché non si riesce a vederne la fine. Da qui per un’infinita scalinata (412 scalini contati da Filippo), raggiungiamo dopo 6 ½, il rifugio Konkordiahütten (2850 m) situato circa 100 metri al di sopra del ghiacciaio. L'interminabile scalinata, come il giorno prima lo scatto di Gianni, ci ha massacrato, ma qui sembra di essere in un pub e dopo esserci rinfrescati ci beviamo una fresca e buona birra sotto gli ombrelloni anche se più tardi il vento cambia e l’odore dei bagni si mischia all’odore delle calze appese e noi cambiamo “aria”. Durante la serata variamo il programma del giorno seguente, che prevedeva la salita al Gross Grünhorn, per raggiungere Cristina e con lei salire il Mönch e la Jungfrau.
Il Martedì discendiamo le famigerate scale fino a raggiungere il ghiacciaio; da qui, proseguiamo in direzione dello Jungfraujoch, dove arriviamo dopo circa quattro ore attraversando centralmente l’immenso e stupendo ghiacciaio, che si presenta al suo termine abbastanza seraccato (qualcuno, scarso nel salto in lungo, nel saltare un ruscello che scorre sul ghiacciaio finisce per bagnarsi i piedi). Arriviamo, quindi, alla stazione del trenino (fotografati da un centinaio di giapponesi, gli altri 9000 sono nella stazione) che attraverso l’Eiger e il Mönch porta allo Jungfraujoch, dove, in compagnia dei giapponesi, aspettiamo l’arrivo di Cristina. Nella civiltà non ci troviamo proprio a nostro agio dopo aver passato tre giorni stupendi tra i monti e quindi proseguiamo, attraverso un sentiero battuto meccanicamente dal gatto delle nevi, per circa un’ora fino al Mönchsjochhütte, situato alla base del Mönch, a 3627 metri d’altitudine. Il tempo per tutta la giornata è stato abbastanza buono; troviamo il rifugio sprovvisto d’acqua corrente per lavarsi o bere ed una bottiglia d’acqua costa circa 12.000 lire ed allora noi, da bravi brianzoli, beviamo birra e ci laviamo nella neve. Fino a qui il percorso non è stato molto impegnativo c’è ancora molta neve e i crepacci sono abbastanza chiusi, ma da domani con la salita al Mönch cominceranno le difficoltà.
Mercoledì sveglia alle 5; fatta colazione partiamo per la vetta del Mönch (4107 m), dopo un centinaio di metri, causa il forte vento alcuni di noi decidono di rinunciare mentre gli altri proseguono per la vetta visto che la neve è buona e con la speranza che più in alto il vento sia di minore violenza. La scelta si rivela esatta e raggiungiamo la vetta dopo aver superato alcuni tratti di roccette e passaggi di creste molto esposte. Il tempo è dalla nostra parte offrendoci dalla cima un panorama stupendo su tutte le altre vette, da cui spicca il vicino Eiger. La discesa, a parte le creste un poco esposte, non presenta particolari difficoltà, anche se prestiamo sempre molta attenzione, e dopo tre ore siamo di nuovo al rifugio. Per poterci lavare scendiamo allo Jungfraujoch, in mezzo alla civiltà, e dopo aver fatto scorta d’acqua ritorniamo al rifugio (1½ A/R).
Sono solo le 3,30 di giovedì quando la sveglia ci avvisa che è l’ora di svegliarsi per salire la Jungfrau (4158 m); ci vestiamo e facciamo colazione per poi incamminarci per il comodo sentiero battuto dal gatto delle nevi verso lo Junfraujoch. Sta albeggiando ed il cielo è serenissimo e c’è un poco di vento, il panorama è incredibile e spronati dalla bella giornata ci dirigiamo verso lo sperone di roccia situato alla partenza della salita. Si supera questo alla sua sinistra, per salire con poca difficoltà, verso la cresta est del Rottalhorn, quest’ultima non impegnativa, ma delicata nell’attraversamento, causa le cornici pendenti su di essa. Le cornici di neve, come i fulmini, fanno venire l’allergia a Gianni che ci stresserà fino a quando non ripasseremo il traverso. Dopo aver legato insieme le due cordate proseguiamo per un ripido ed esposto pendio che superiamo tranquillamente, grazie anche ai fittoni di sicurezza situati in loco, per poi giungere finalmente sulla sospirata vetta, che, grazie anche al tempo bello, ci offre una delle più ampie vedute a 360°.Ci piacerebbe fermarci per ore ad ammirare lo spettacolo, si vedono le più belle montagne delle Alpi e dell’Oberland, purtroppo però bisogna anche scendere, un po’ per il vento, un po’ per il poco spazio disponibile in vetta (siamo in compagnia di 9 ragazzi della Rep. Ceca), e quindi ridiscendiamo lentamente per il pendio esposto, passiamo il traverso con la cornice di neve pendente, con grande sollievo di Gianni. Cento metri più in basso un forte rumore causato dal passaggio di un aereo ci fa sobbalzare, timorosi che la cornice di neve fosse ceduta e dopo un momento di silenzio e di spavento riprendiamo il cammino; sosta per rinfrescarci e fare scorta d’acqua allo Junfraujoch, sempre in compagnia di qualche migliaio di giapponesi, e rientriamo al rifugio alle ore 14,00.
E’ venerdì e dalla sera prima imperversa la bufera, ma di mattina verso le 8,00 si placa, permettendoci di scendere allo Jonfraujoch dove prendiamo il famigerato e costoso trenino che ci porterà dopo circa 1,30 a Grindewald. Qui grazie all’aiuto di Cristina e del suo tedesco, riusciamo a noleggiare un pulmino che ci porterà al Bergahaus Oberar, dove sei giorni prima avevamo lasciato le nostre auto. Ci cambiamo gli abiti e, con qualche problema d’interpretazione del semaforo posto all’inizio della strada che farà imprecare Elvio all’indirizzo di Mario, partiamo in direzione del passo del Sempione, per arrivare senza aver pranzato (altre imprecazioni di Elvio) e dopo aver trovato coda all’entrata della tangenziale di Milano, verso le 19,00 a casa. Stanchi, affamati, sporchi, ma pieni di gioia per aver passato una settimana in compagnia, apprezzando magnifici luoghi che hanno lasciato in noi un ricordo indelebile.
Ora non ci resta che aspettare il prossimo anno per una nuova avventura.

(Elio)


IL CORO CEA

E' ormai ben avviato il mitico coro CEA, sotto la guida del maestro Luciano Castoldi. Ci si ritrova abitualmente il mercoledì sera alle ore 21 presso la sede. Se vuoi partecipare sei sempre in tempo, coraggio!!!

Attenzione: dall'11 Ottobre le prove si effettueranno il Lunedi, sempre alle ore 21!

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PRESCIISTICA


A PARTIRE DAL 05/10/99 E FINO AL 29/02/2000


MARTEDI' DALLE ORE 19,15 ALLE 20,15

GIOVEDI' DALLE ORE 19,15 ALLE 20,15


PRESSO LA PALESTRA DELLE SCUOLE ELEMENTARI DI VIA EDISON. LE SCARPE DA USARE DURANTE LA GINNASTICA VANNO CALZATE IN PALESTRA.

N.B.: La ginnastica presciistica è vivamente consigliata come allenamento a tutti coloro che durante la stagione invernale si vorranno dedicare ai vari tipi di discipline sciistiche.

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ATTENZIONE!!!

In caso di necessità, il gruppo CEA è rintracciabile grazie al telefono cellulare. Ecco il numero: 0347/9471002.

 

INOLTRE...

NAVIGA CON IL C.E.A. SU INTERNET

al sito:

http:/space.tin.it./io/gabrioga/cea/

 


IN SEDE SONO DISPONIBILI LE MAGLIETTE CON IL SIMBOLO DEL C.E.A., I PILE, I PORTA SKIPASS E GLI STEMMI IN STOFFA DA APPLICARE SU MAGLIETTE, GIACCHE E ZAINI.


IL NUMERO DI TELEFONO DEL C.E.A. E' LO 039-6012956

LA SEDE E' APERTA IL MARTEDI' ED IL VENERDI' DALLE ORE 21 ALLE ORE 22,30


ANNO 1999 - SETTEMBRE - N. 137

REDAZIONE: Ornella, Paola , Cristina, Elio, Mario.


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